Addio a Alda Merini
Ritengo necessario parlare ai miei ragazzi di questa persona fantastica. Accennerò alla sua vita parlando in inglese e leggerò la poesia. Mi impegnerò a far durare questa attività non più di 15 minuti.
Alda Merini durante un incontro al Fraschini (teatro di Pavia) ha parlato della sua vita. Quello che mi ha colpito di più del suo discorso è stato il tono della sua voce quando parlò delle condizioni dei ricoverati nella clinica psichiatrica dove ha trascorso quasi dieci anni della sua vita.
Ci raccontò del bisogno di una carezza che si temeva di chiedere per paura di essere fraintesi. Quella sera sul palco spesso chiedeva di poter fumare, ma glielo negavano sia per il divieto in luogo chiuso, sia per il “rischio” di incendio. Ad un certo punto, dopo circa un’ora, con tono scocciato disse: “non invitatemi più in un posto così bello, dove non posso fumare! Nella vita sono stata deprivata di tante cose, non toglietemi anche la sigaretta!” subito dopo arrivò una signora con sigaretta e un posacenere.
Cito una delle sue poesie più belle e commoventi da MAGNIFICAT
Non prendete mio figlio,
gente,
non rapitemi il cuore,
non è un bosco,
non è un abete,
è soltanto una rosa tenera.
Non toccategli il cuore:
io sono sua madre,
per nove mesi
io l’ho costruito e amato.
Non straziatemi il grembo.
Torrenti di uomini soli,
non fate che il vostro odio
tocchi le sue laudi
così alte.
Donne,
non portatemi sotto la croce,
lasciatemi qui
in un groviglio di lacrime,
lasciatemi in un deserto.
Mio figlio occupava
Tutti i deserti del mondo,
senza di lui non ci sarà più niente.
Mio figlio
Era l’intera popolazione,
mio figlio
erano tutti gli ebrei.