Corso Umberto I°

 
 
 
 
 

Oggi, 23 Febbraio 20021 ho avuto una notizia bruttissima! Già da qualche giorno girava voce che una persona a me tanto cara, era in fin di vita. Mi accingo ad andare a cenare con la mia famiglia e mi viene spontaneo dire a mio marito MA COSA NE SAI TU DELLA VITA IN PAESE! TU CHE HAI PASSATO L’INFANZIA A GIRARE IL MONDO SENZA FISSA DIMORA!

Quanti ricordi affollano la mia mente! Quei ricordi di quando indossavo i vestitini che con tanto amore mia mamma cuciva per me e mia sorella! 


Lei: accuort a n.d’ gr’tà! guaj a tè s r’viè a cas ka gon rruvnat!

SI usavano le scale del vecchio Comune come scivolo… quanti pantaloni strappati scivolando su quelle vecchie scale di pietra che poi sono state sostituite da quelle brutte che sono state posizionate dopo la ristrutturazione fatta negli anni ‘80! Stesso scempio stanno facendo adesso con le gradinate della nostra amata Chiesa dedicata a Santa Maria Ad Nives…. sotto gli occhi di tutti i fedeli che TACCIONO! 


Corso Umberto I° una volta era abitata da…. e chi lo sa quanti eravamo?


C’eravamo noi in 6 al n. 14: io, mia sorella, mamma, papà, Mammalett, Tat. Di fronte Dorina con Zizì Rocc e i figli Antonio e Matteo. In  Corso Umberto I° viveva la famiglia del sindaco Don Giovanni Veleno che poi era anche il maestro delle elementari, con sua moglie maestra e i loro 3 figli. 

Nella stradina vicina viveva Iolanda con suocero, marito e due bimbe, poi c’era zia Lisa con zi Michele, poi l’altra Iolanda con la figlia. 

Che dire poi di quel muretto dove abitava Rosa con sua madre, suo padre, sua zia, la nonna, la sorella e i due fratelli… una stradina di pochi metri di lunghezza abitata da 17 persone o più.

Nel vico vicino dove adesso le case sono “scddurrpat”, viveva zia Maria moglie di C’ndron, sua figlia, grande amica di mia madre che mi battezzò. Come si chiamava? Dora? Boh! 

Di lei ricordo solo che dopo sposata andò a vivere a San Salvo ed ebbe due bei figli. L’estate tornava al paese per stare un po’ con la madre. Poi, morta la madre, non la vidi più!

Più in là abitava Ndnella con suo marito e sua sorella Ciett. I suoi due figli emigrati in America all’età di 17 anni, sono tornati solo 2 o 3 volte, poi … spariti nel nuovo mondo ...così! SPLASH! non ne so più niente! la sua casa adesso è semi abbandonata! 

Penso a Nd’nella, a quanto amore metteva nella cura della sua piccola casa…Lei andava col suo contenitore di vetro al negozietto di zizi Rocc, lo zio di mia madre che aveva il negozio nella strada vicina, e comprava solo 5 lire di candeggina e  la usava con tanta parsimonia. 

In cucina lei teneva ogni cosa al suo posto! frequentavo la sua casa quando avevo 3 anni, mi è capitato di andare a farle visita quando avevo superato i 40 anni e gli attrezzi erano tutti appesi al muro nello stesso posto dove erano quando ero piccola. I suoi attrezzi di cucina in alluminio erano sempre appesi allo stessso posto sul muro vicino al focolare!  Ricordo quando avevo 3 anni e sua madre scià Clest di nascosto mi dava una tazza di latte sussurrandomi nell’orecchio “n’d fà s’ntì da N’dnell s’nno’ m r’mprovr!” 


Quante ore passavo da piccola sulle ginocchia delle signore anziane che abitavano lì vicino. Ricordo ancora le mie risate quando mi facevano saltare sulle ginocchia cantando antiche canzoncine.

Scià C’lest, Filomen, Memel, Zia Ria du Palazz…  baby sitter impagabili ed io a mia volta, una volta grandicella, ho fatto da baby sitter a tutti i bambini che sono arrivati dopo di me!


Come mai proprio stasera mi si affollano questi ricordi nella mente?

Il mio caro GINO, il figlio di Memela da oggi non c’è più. QUalche giorno fa mi avevano detto che era morto ed io stupidamente, ho scritto un pensiero dedicato a lui e a sua madre su facebook, spero che i familiari mi perdonino. In questi giorno ho pensato a lui mentre pregavo, ho riflettuto molto sulla precarietà della vita e forse proprio perchè ho pensato tanto a lui, oggi la notizia sono riuscita ad accettarla con meno pesantezza nel cuore. Parlando di lui in famiglia mentre mi sedevo a tavola per la cena il mio viso si è illuminato ed ho iniziato a raccontare a mio marito come è stata bella la mia infanzia con le persone che affollavano la strada che mi ha vista nascere, crescere, gioire, ma anche SOFFRIRE al punto di decidere di abbandonare mamma e papà per trovare UN POSTO nella mia vita.

In quella strada eravamo tutti come fratelli e sorelle… o forse… DI PIU’! Almeno questo è quello che sentivo io.


Le case in Corso Umberto I° sono tutte vicine e a quei tempi, quando ci abitavano tante persone, la privacy non esisteva.

Ognuno sapeva quello che succedeva nella casa del vicino. A niente serviva cercare di tenere nascosto qualcosa. 

Gino abitava con la madre, il padre, la zia, 2 fratelli e due sorelle… tutti in una casetta di 3 stanze… Come facevano a stare tante persone in 3 stanze? Proprio come facevamo noi, nella nostra casa di 3 stanze. Si dormiva in casa, si mangiava in casa ma poi si stava SEMPRE fuori a GIOCARE! Si stava fuori col caldo ma anche col freddo.

S nevicava, la nostra gioia era grandissima… Non dimenticherò mai il rumore delle nostre voci in strada quando nevicava. Avete mai provato a fare una passeggiata dopo una nevicata? Tutti i rumori sono attutiti, la nostra voce cambia. Sembra di parlare stando sotto una tenda! VERO? Ricordo mio nonno vicino al focolare a riscaldare le sue ossa che avevano vissuto la guerra del ‘15-’18, l’emigrazione in America e tanti anni di lavori pesanti in campagna, mentre io ero in strada a giocare con gli altri bambini. Tornavo su in casa solo per scaldare un attimino le manine, poi di nuovo di corsa fuori. Mio nonno mi diceva “guarda le tue mani come sono rosse! stai in casa che fuori fa freddo!” 

Poco fa raccontavo questi aneddoti a mio marito e lui mi ha chiesto “ma come fai a ricordare tutte queste cose? Quanti anni avevi quando era vivo tuo nonno?”  Pensandoci bene, mio nonno è morto nel 1967, quindi io avevo 4 anni. Incredibile cosa ha provocato in me la dipartita di Gino! 

Lui faceva parte della mia infanzia ed ha smosso tutti questi pensieri stupendi della mia infanzia. 

Avevo solo 4 anni quando giocavamo in strada. Lui con i suoi amici giocava a calcio… sì, CORSO UMBERTO I° non si direbbe, ma nonostante sia una stradina stretta, tanti anni fa, in certi giorni diventava campo da calcio per i ragazzi che ci abitavano. 

Questo gioco non piaceva alle mamme che puntualmente rimproveravano i figli dal balcone o dalla finestra gridando  “MOOOO V RUMPIT I SCARP!” 

La stessa strada, dopo una grande nevicata, diventava una pista da slitta. Inoltre, noi bambini, a volte aiutati dagli adulti, creavamo  qua e là scivoli che, anche se bassi, erano fonte di gioia immensa e i gridolini di noi bambini non so se allora procuravano gioia a chi li ascoltava, ma adesso a me riempiono il cuore. 

Mio marito mi ha appena chiesto “ma i guanti, li usavate?” ed io gli ho risposto “I guanti? e chi li aveva mai visti?”  Selvaggi! eravamo selvaggi e raramente ci ammalavamo.

La cosa bella della mia parentesi di vita a Montelongo è che tutte le case dei vicini erano aperte a tutti. Le porte restavano sempre aperte. Se si aveva sete nel mezzo di un gioco, in CORSO UMBERTO I°  c’era anche una fontana di ferro dove correva sempre l’acqua, oppure si andava a bere a casa della persona che abitava più vicino. “Meme’, m dai nu bcchier d’acqu?”      “Tiè, cor d mamm! VIV !” 

Più in là abitava zia kell. Era la zia di mia madre. Passavo legiornate con lei. Le rubavo sempre i fichi secchi sotto il letto e mi divertivo a giocare con la pelle “r.cc.c.rnnit” sulle sue mani. Il suo portone di legno aveva un chiavistello con una chiave lunga almeno una spanna e mezza, era di ferro e molto pesante. Quando andava in chiesa, se la metteva in una tasca sotto il grembiule. All’ingresso della sua casa c’era un rubinetto dell’acqua e a un chiodo fisso nel muro, era appeso un bicchiere di rame. Quando avevo sete, un’altra meta per andare a bere era quella: spingevo il portone di legno pesantissimo, prendevo il bicchiere e da sola mi servivo per dissetarmi. Insomma, non so se vi ho dato un’idea!


Se veramente esiste il PARADISO, secondo me, è come CORSO UMBERTO I° 50 anni fa! Lì torneremo tutti un giorno a riabbracciare Mammalett, Tat, zia Lisa, N’dnell, Memel, zia Maria…. Gino e tutte le persone care che hanno fatto parte della mia infanzia.

Caro Gino, ti saluto con il cuore leggero e un grande sorriso!


TI VOGLIO UN BENE GRANDE, inutile dirtelo, sono sicura che tu l’hai sempre saputo anche se non te l’ho mai detto!